A cura della Dott.ssa Alessandra Cescut
Le problematiche connesse ai disturbi dell’alimentazione rappresentano da molto tempo un problema sociale di enorme impatto, soprattutto in quest’ultimo periodo, nel quale l’aumentare delle cattive abitudini alimentari e i più gravi disturbi del comportamento alimentare stanno subendo un preoccupante aumento, come evidenziato dall'ultimo report dell’American Academy of Pediatrics. Accanto alle patologie più note, come anoressia e bulimia, la comunità scientifica sta rilevando alcuni atteggiamenti rischiosi che potrebbero trasformarsi in veri disturbi. Come sottolineato dal professor Marcello Giovannini, presidente di Milanopediatria 2012, questi atteggiamenti “possono essere considerati l’esasperazione di comportamenti promossi dalla società, quali il ‘mantenersi in forma’ che, in soggetti predisposti, rischiano di trasformarsi in disturbi alimentari”. Per questa ragione, è importante essere a conoscenza di queste nuove realtà per poterle prevenire e affrontare al meglio.
Tra le nuove forme di disturbo alimentare troviamo:
Tra le nuove forme di disturbo alimentare troviamo:
La sindrome da alimentazione notturna
(Night Eating Syndrome)
(Night Eating Syndrome)
È un
disturbo del comportamento alimentare descritto per la prima volta nel 1955 da
Albert Stunkard. La sindrome da alimentazione notturna è una combinazione di un
disturbo dell’alimentazione, di un disturbo del sonno e di un disturbo
dell’umore.
Essa
è stata concettualizzata come un disturbo del ritmo biologico caratterizzato da
una fase iniziale ritardata, con un ritardo sia nell'insorgenza dell’appetito
di mattina e con la continuazione dell’assunzione di cibo durante la notte.
Nonostante
la Night Eating
Syndrome non sia ancora presente nei manuali diagnostici,
essa è invece spesso presente nella pratica clinica, per questo sono stati
proposti dei criteri diagnostici provvisori:
- anoressia mattutina;
- iperfagia serale, in cui è
consumato il 50% o più dell’introito energetico giornaliero dopo l’ultimo
pasto serale;
- insonnia caratterizzata da
almeno un risveglio per notte con consumo di snack durante i risvegli;
- ripetizione dei sopra
indicati criteri per tre mesi o più;
- i soggetti non soddisfano i
criteri per la bulimia nervosa o il disturbo da alimentazione
incontrollata.
- Presenza di depressione o
stress. Gli spuntini serali/notturni ricchi di carboidrati suggeriscono
che l’alimentazione notturna è finalizzata a ristorare il sonno disturbato
di questi soggetti.
Tipicamente
le persone affette da Night Eating Syndrome si svegliano la mattina senza alcun
appetito e tendono a saltare la colazione e a volte anche il pranzo. Verso sera
ritorna il loro interesse per il cibo e tendono a mangiare in eccesso a cena e
dopo cena. Inoltre, hanno episodi di alimentazione durante i risvegli notturni.
Le persone con Night Eating Syndrome riportano non solo la necessità di
mangiare la sera o durante i risvegli notturni, ma anche di non riuscire a
dormire a meno che non assumano del cibo. Il mangiare prima di andare a dormire
le rende più rilassate e calme e le aiuta ad addormentarsi.
Ortoressia nervosa
Benché
non sia ancora stata inclusa dal punto di vista nosografico nei manuali
diagnostici, sembrerebbe far parte di questi nuovi disagi. Steven Bratman, medico statunitense, in un
suo articolo pubblicato nell’Ottobre del 1997 sulla rivista Yoga Journal
introdusse per primo questo disturbo in seguito ad una accurata
autodiagnosi. Nel 2001 lo stesso Bratman
nel suo libro “Health Food Junkies: Orthorexia Nervosa: Overcoming the
Obsession With Healthful Eating” descrisse l’eziologia del disturbo, i suoi
sintomi ed i criteri per diagnosticarlo. L’Ortoressia (dal greco orthòs orexis:
corretto appetito) si origina da una esagerata attenzione per la qualità del
cibo; nell'individuo si sviluppa l’idea
“fissa” di nutrirsi in modo salutare fino a degenerare in un vero e proprio
disturbo del comportamento alimentare in comorbilità con un possibile disordine
ossessivo-compulsivo della personalità. Infatti, il timore eccessivo di
contaminarsi ed i conseguenti comportamenti compulsivi di evitamento degli
alimenti includono nella descrizione di questa patologia meccanismi
appartenenti ai disturbi ossessivi.
Colui che soffre di Ortoressia controlla e seleziona gli alimenti che assume in maniera sproporzionata per migliorare il suo stato di salute, questa pratica lo porta ad escludere un elevato numero di cibi per il timore che non siano puri con conseguenze devastanti per il proprio organismo che possono condurre alla morte; le conseguenti gravi carenze alimentari, la riduzione di vitamine e sali minerali sono fattori predisponenti e precipitanti nell’insorgenza di malattie secondarie come l’avitaminosi, l’arterosclerosi e l’osteoporosi. Tra i criteri necessari per diagnosticare l’Ortoressia nervosa vi sono:
Colui che soffre di Ortoressia controlla e seleziona gli alimenti che assume in maniera sproporzionata per migliorare il suo stato di salute, questa pratica lo porta ad escludere un elevato numero di cibi per il timore che non siano puri con conseguenze devastanti per il proprio organismo che possono condurre alla morte; le conseguenti gravi carenze alimentari, la riduzione di vitamine e sali minerali sono fattori predisponenti e precipitanti nell’insorgenza di malattie secondarie come l’avitaminosi, l’arterosclerosi e l’osteoporosi. Tra i criteri necessari per diagnosticare l’Ortoressia nervosa vi sono:
- la necessità di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero),
- la necessità di programmare ogni pasto, la paura di contaminare il proprio corpo,
- il disgusto nel riempire il proprio corpo con sostanze non naturali,
- il desiderio continuo di depurarsi,
- la severità con se stessi ed il senso di colpa,
- il senso di superiorità ed il disgusto nei confronti delle persone che mangiano in modo “normale”,
- le difficoltà di relazione e l’isolamento sociale.
Drunkoressia
Il
termine drunkoressia è stato coniato dai giornalisti del New York Times per
indicare un nuovo e pericoloso comportamento alimentare diffusissimo tra le
adolescenti: mangiare poco, fino ad arrivare anche a digiunare, per poter
assumere ingenti quantità di alcolici. “Drunk” in inglese significa, infatti,
“ubriaco”.
La
drunkoressia presenta alcuni criteri che sono tipicamente patologici: consumo
eccessivo di alcol, digiuni forzati (tipici dell'anoressia), vomito autoindotto
o uso di lassativi (tipici della bulimia), ossessione per l'aspetto fisico.
Lo scopo di tale
comportamento è duplice: dimagrire e farsi accettare dal gruppo dei pari, in
particolare i maschi la cui assunzione di alcolici è legata al divertimento ed
alle emozioni.
La
drunkoressia è considerata una variante dell'anoressia. Le analogie sono:
rifiuto drastico del cibo, diminuzione di peso, uguali criteri diagnostici.
Sussiste però una variante di fondo, in quanto l'assunzione di alcolici
significa assumere calorie, quindi si rinuncia al cibo per poter bere
maggiormente. La volontà di dimagrire non è fine a sé stessa ma è strumentale
all'assunzione di alcol; digiunare è necessario per poter bere. Inoltre
nell'anoressia per continuare a dimagrire vengono messi in atto altri
comportamenti quali autoinduzione del vomito, uso di lassativi, logorante
attività fisica. Nella drunkoressia, invece, l'assunzione di alcol, grazie alla
relativo introito di zuccheri, procura un senso di sazietà che permette di non
avvertire la
fame. Successivamente però la motivazione
"drunkoressica" diventa motivazione "anoressica", in quanto
dimagrire può diventare lo scopo principale e la persona si esalta dalla
consapevolezza di poter vincere la fame.
Nibbling
Tipologia
di pazienti che hanno la tendenza a
spizzicare fuori dai tre classici pasti principali giornalieri, definiti per
questa loro caratteristica nibbling. Tali pazienti tendono a smangiucchiare
durante la giornata o i loro cibi preferiti, o i loro cibi preferiti che
usualmente non si è abituati a mangiare all'interno dei pasti (ad esempio la
cioccolata) oppure spizzicano indifferentemente ciò che trovano, anche se in
realtà se potessero scegliere lo farebbero sulla base della preferenza.
Tutti
questi pazienti hanno in comune la tendenza a spizzicare ed il desiderio di
perdere peso. Normalmente reagiscono all'aumento di peso cercando di evitare i
loro cibi preferiti ma senza evitare di spizzicare aumentando così il loro
senso di frustrazione. Sono pazienti che, dopo numerose diete fallite, hanno
ormai la percezione ormai radicata di essere incapaci nel portare a termine una
dieta.
Vomiting
Il
Vomiting o Sindrome da vomito, oggi sempre più diffuso principalmente tra le
donne, è stato definito per la prima volta in terapia strategica, come una
modalità di “specializzazione tecnologica” di un disturbo alimentare, che
nonostante presenti caratteristiche miste dell’Anoressia o della Bulimia, si
configura come una patologia a se stante e alla cui base vi è
un’ossessione/compulsione basata sul piacere del mangiare e vomitare.
Nello
specifico, il Vomiting consiste principalmente nell'utilizzo del rituale
(segreto) del vomito auto-indotto, dopo avere consumato il pasto, il più delle
volte in forma di abbuffata. Il rituale magiare-vomitare, che inizialmente si
presenta in modo saltuario, successivamente diviene spontaneo e abituale,
trasformandosi in una piacevole perversione nei confronti del cibo. (Nardone
& altri, 1999).
Per questi
pazienti il disturbo bulimico potrebbe costituire solo un punto di partenza, da
cui emergerebbe quello da vomiting. Mentre il vomito autoindotto nella bulimia
classica costituisce un rimedio riparatorio all'abuso di cibo, la paziente affetta
da vomiting vomita perché ha imparato ad associare piacere a questo
comportamento. Si tratta perciò di un comportamento anomalo e inusuale che
diventa piacevole. L'essere basato sul piacere rende questo disturbo di non
facile eliminazione, come per qualunque altro disturbo basato su una
dipendenza.
All'inizio
per queste pazienti il vomito è una soluzione per non ingrassare. Continuando
nella pratica, però, la sequenza del mangiare-vomitare si trasforma poco a poco
in un rituale sempre più piacevole, fino a diventare nell'arco di qualche mese
il massimo dei piaceri, cui non si riesce più a rinunciare.
Quando
la sindrome da vomito si è instaurata, il problema non è più il controllo del
peso ma il controllo della compulsione al piacere: mentre nell'anoressia e
nella bulimia il ciclo mangiare-vomitare rappresentava una tentata soluzione,
nel vomiting esso diventa il problema stesso e trova nel piacere il motivo
della sua persistenza (Milanese, 2004).
Il
vomiting costituirebbe attualmente il più diffuso fra i disturbi alimentari
(Costin, 1996).
Queste
pazienti ricavano un piacere così grande dal vomitare che è possibile parlare,
allegoricamente, di "amante segreto". Quando quest'immagine è
presentata alle stesse pazienti in terapia, la reazione è spesso di vergogna e
imbarazzo, come se il loro piccolo segreto fosse stato scoperto e messo a nudo.
Infatti, la vomitatrice risente spesso di una vita relazionale e affettiva
appiattita o inesistente e il suo disturbo è tutto ciò che le resta per
continuare a provare ancora un po' di piacere.
Vigoressia
o anoressia reversa
- L’ossessione per l’esercizio fisico
- Andare in palestra per molte ore, anche quando si è indisposti
- Guardarsi allo specchio in modo continuo, dalle 12 alle 50 volte in un giorno
- Il non mostrare i tanto agognati muscoli, ma al contrario, nasconderli per la vergogna di non aver ottenuto la perfezione
- L’uso di steroidi anabolizzanti nonostante gli effetti collaterali dannosi
- Fare attenzione in modo ossessivo alla quantità di proteine assunte.
In comune con l’anoressia vi è l’ideale di perfezione esasperato, portato all'estremo. La tipologia Reverse esprime la propria insicurezza nella paura di un corpo debole, fragile. E inizia a inseguire una presunta forza esteriore, spesso confusa con il concetto di mascolinità, e di virilità. Il corpo viene violato e violentato con allenamenti estenuanti, la pelle si riempie di smagliature, la muscolatura si irrigidisce fino ad assumere un aspetto innaturale, e i normali movimenti vengono ostacolati dalla rigidità e dalla massa muscolare. La paura di sembrare esili fa sì che si ingeriscano quantità abnormi di cibi proteici con un ossessività maniacale tipica di tutti i DCA, arrivando a mettere la sveglia di notte per potersi alimentare ad orari precisi. Vengono assunti cibi artificiali proteine di sintesi, e compare anche qui uno snaturamento del rapporto con il cibo primario ed originale, di nutrimento e piacere. L’alimentazione diventa farmaco e dovere. Il corpo perde elasticità e appare statico, finto, irreale. La vigoressia diventa una prigione, ci si isola dagli altri, si cambia umore, ci si concentra solo sui propri muscoli.
Exercising
Il
soggetto affetto da Exercising, pur alimentandosi in modo equilibrato, ha
l’ossessione di bruciare calorie ricorrendo ad un’intensa attività fisica
(frequenta la palestra quotidianamente o si sottopone ad estenuanti sedute di
cyclette). L’obiettivo è mantenere un peso ideale o leggermente inferiore e di
avere un corpo atletico invidiabile.
l’esercizio
fisico compulsivo è caratterizzato dal mantenimento di una tabella di esercizio
rigida, dalla priorità data all'esercizio rispetto alle altre attività della
vita quotidiana, dalla registrazione dettagliata dello stesso e dal senso di
frustrazione che si prova quando non si ha la possibilità di svolgerlo.
La
funzione principale dell’esercizio fisico eccessivo e compulsivo nei pazienti
con Disturbi Alimentari è controllare il peso e la forma del corpo, una
dimensione fortemente associata alla psicopatologia dei Disturbi Alimentari, ma
in un sottogruppo di casi è anche quella di modulare le emozioni, in
particolare l’ansia e la rabbia.
L’esercizio
fisico è definito “eccessivo” quando la sua durata, frequenza e intensità
supera quanto è necessario per ottenere benefici per la salute e aumenta il
rischio di produrre dei danni fisici. L’esercizio fisico eccessivo può essere
eseguito in vari modi:
1.
Nelle attività giornaliere di routine (es. camminare eccessivamente, rimanere
in piedi al posto di stare seduti).
2.
Nelle attività sportive (es. allenarsi oltre al piano previsto dall'allenatore o andare in palestra più volte in un giorno).
L’esercizio
è definito “compulsivo” quando è associato al senso soggettivo di essere
obbligati o spinti a esercitarsi, ha la priorità rispetto alle altre attività
della giornata (es. scuola) ed è associato a sensi di colpa e ansia quando è
rimandato.
1. Bartrina
JA: Orthorexia or when a healthy diet becomes an obsession. Arch Latinoam
Nutr., 2007
2. Bratman
S, Knight D: Health Food Junkies: Orthorexia Nervosa: Overcoming the Obsession
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NY , Broadway Books, 2001
3. Donini
LM et al: Orthorexia nervosa: a preliminary study with a proposal for diagnosis
and an attempt to measure the dimension of the phenomenon. Eating and Weight
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Verbitz T., Milanese R. (1999) Le prigioni del cibo - Vomiting, Anoressia,
Bulimia, Ponte alle Grazie, Milano.
6. Nardone G.,
Watzlawick P. (1997), Terapia Breve Strategica, Raffaello Cortina Editore,
Milano.
Devvero interessante! Non sapevo fossero già state identificate delle sindromi per la Vigoressia o l'exercising, anche se effettivamente la patologia di certe persone fosse palesemente sotto i nostri occhi!
RispondiEliminaRispetto a queste sindromi sono stati identificati possibili criteri riscontrati nella pratica clinica, ma si tratta solo di ipotesi, nessuna di queste sindromi è ancora stata inclusa nei manuali diagnostici.
RispondiEliminaPurtroppo l'attenzione per l'alimentazione sta assumendo una rilevanza eccessiva nella vita delle persone, anche a causa dell'attenzione mediatica degli ultimi anni, per questo si rischia di assumere atteggiamenti che possono creare disagio nella vita di tutti i giorni fino a diventare delle vere e proprie sindromi!